«L'elicottero è pronto, Santità» annunciò dal videocitofono il giovane sacerdote dall'aria efebica, e la sua voce spezzò brutalmente il silenzio all'interno della stanzetta disadorna in cui Giovanni XXIV si era isolato a meditare. Una cella da monastero medievale che tradiva i trascorsi religiosi dell'anziano pontefice e le sue tendenze ideologiche. Arredo ridotto all'essenziale, un grosso crocifisso di legno a una parete, lo schermo del videocitofono mimetizzato per quanto possibile sopra un tavolinetto nell'angolo, una finestrella lunga e stretta dalla quale si scorgeva uno spicchio del cielo grigio di Roma.
Giovanni XXIV si rialzò non senza fatica dall'inginocchiatoio imbottito, notando che l'indolenzimento delle giunture era più forte che in altre occasioni. Segno che era rimasto inginocchiato più a lungo del solito, e per di più senza ricavarne i risultati sperati. Era più confuso di prima.
Premette il tasto del videocitofono e subito si visualizzò l'immagine a mezzo busto del giovane sacerdote. «Don Roberto, dica al Cardinale Segretario di Stato di raggiungermi appena possibile.»
«Subito, Santità.»
Il vecchio pontefice si diresse a passi lenti verso la stanza adiacente, che costituiva una significativa porzione dei suoi alloggi privati, convenientemente ridotti al minimo indispensabile. Non ho bisogno di tutto questo spazio, si era detto appena eletto papa, quindici anni prima. E nemmeno di tutto questo sfarzo. Sono un servo di Dio, non un principe regnante.
Non fece in tempo ad arrivare al suo scrittoio che qualcuno bussò alla porta ed entrò prima ancora che lui avesse avuto il tempo di rispondere. Apparve un porporato piccolo e rinsecchito, con due occhietti neri e vispi e un'aria gioviale sul volto accuratamente sbarbato.
«Mi volevi, Giovanni?» disse, restando defe-rentemente in piedi accanto a una delle due sedie al di là dello scrittoio.
Giovanni XXIV si accasciò sulla sua poltrona e fece cenno all'altro di accomodarsi.
«Sto per andare al mio appuntamento» gli disse con un filo di voce. «Ma ancora non sono sicuro di essere preparato.» Lo fissò con l'aria quasi smarrita, in cerca di una risposta.
«Giovanni, io... devo ricordarti che ho già espresso con franchezza tutta la mia perplessità. Sono ancora convinto che tu non debba andare a quell'appuntamento.»
Il Santo Padre sembrò deluso. Sperava che il Cardinale Segretario di Stato avesse cambiato idea. Faceva molto affidamento sul suo senso pratico e sulla sua intelligenza acuta, e avrebbe voluto averlo dalla sua parte anche in quest'occasione. Soprattutto in quest'occasione.
«Lo so, Angelo. So come la pensi. E so anche che probabilmente dovrei darti ragione. Ma il cuore mi dice che devo andare. Io sento che è tutto vero, che non è una mistificazione. Non posso dire di no a Nostro Signore!»